domenica 18 agosto 2013

Nelson Mandela visto da Pretoria 2 parte


Nelson Mandela, sostenitore della fratellanza tra bianchi e neri (Seconda parte)

L'autobiografia del leader sudafricano dovrebbe essere letta nelle scuole

Di Antonio Gaspari

ROMA, 16 Agosto 2013 (Zenit.org) - Nell'arringa di autodifesa del processo di Rivionia, Nelson Mandela sottolineò che l’ANC si era sempre battuta per una democrazia multirazziale e rifuggiva da qualunque atto che poteva scavare tra le razze un solco ancora più profondo di quello che già esisteva. Spiegò che, nonostante cinquant’anni di lotta non violenta, il popolo africano soffriva di una legislazione più repressiva ed una sistematica riduzione dei diritti. “L’ANC non vuole cacciare i bianchi ma si batte per la libertà e l’autodeterminazione” affermò.

In merito alle accuse di far parte di una cospirazione comunista, Mandela ribadì che la Carta delle Libertà non prevedeva la creazione di uno stato socialista e che l'ANC nella sua storia non aveva mai predicato il sovvertimento della struttura economica del paese, nè aveva mai condannato la società capitalistica in quanto tale.

Il leader spiegò con vigore di essere un grande estimatore della democrazia parlamentare. E precisò che la Magna Charta, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, la Costituzione americana, sono documenti venerati dai democratici di tutto il mondo. “Personalmente – disse - nutro grande rispetto per le istituzioni politiche inglesi, e per il sistema giuridico anglosassone”, e parlò poi di “ammirazione per il Congresso degli Stati Uniti la divisione dei poteri e l’indipendenza della magistratura”.

Proprio perché fedele a questi valori, Mandela denunciò la discriminazione razziale, rivendicò pari diritti politici e definì quella dell’ANC una lotta per il diritto alla vita. Concluse infine: “Ho dedicato la vita intera alla lotta del popolo africano. Mi sono battuto contro il predominio dei bianchi, così come mi sono battuto contro il predominio dei neri. Ho perseguito l’ideale di una società libera e democratica in cui tutti vivano insieme in armonia e con pari opportunità. E’ un ideale per il quale spero di continuare a vivere, fino a conseguirlo. Ma per il quale, se necessario, sono disposto a morire”.

Con la sua arringa Mandela conseguì una vittoria morale, e questo fece irritare di più i fautori dell’apartheid. Nel 1964 fu giudicato colpevole di sabotaggio e alto tradimento e fu condannato con i suoi compagni alla punizione suprema: ergastolo a Robben Island, un isolotto piatto in mezzo all’oceano di fronte a Città del Capo. Anche nel carcere i “neri” subivano discriminazioni venivano costretti ad indossare pantaloni corti, una maglietta, una casacca di tela e scarpe senza calzini, mentre i compagni di prigionia indiani indossavano pantaloni lunghi e calzini.

Quando arrivò a Robben Island, Mandela aveva 46 anni. Disponeva di una cella minuscola, tanto che poteva percorrerne la lunghezza in tre passi, e coricandosi non aveva spazio per distendersi completamente. Robben Island era il luogo più duro e spietato del sistema penale dell’apartheid sudafricano. Ai prigionieri era permesso di scrivere e ricevere solo una lettera e una visita ogni sei mesi, di cinquecento parole, e solo dai familiari più stretti. Le parti delle lettere che potevano rappresentare messaggi politici venivano eliminate. La visita durava un massimo di 30 minuti. Un secondino assisteva, e se si accorgeva che si stava parlando di politica, la conversazione veniva immediatamente interrotta. Era vietato ricevere e leggere qualsiasi tipo di giornale. I detenuti erano sottoposti a lavori forzati: spaccare pietre da trasformare in ghiaia, oppure cavare il calcare per tutto il giorno.

Non era consentito parlare e chi fischiettava era punito. Mandela mantenne la sua dignità e continuò a chiedere il rispetto dei diritti. Chiese il diritto di vestire come gli altri detenuti. Per mesi gli fu rifiutato. Chiese l’uguaglianza nei pasti, visto che ai “neri” non davano neanche il pane. Chiese occhiali da sole mentre si lavorava alla cave di calcare all'aperto. Chiese di avere sgabelli a tre gambe per potersi sedere nelle celle, e permettere di leggere e studiare a chi, come lui, seguiva corsi per corrispondenza.

Nonostante queste condizioni Mandela scrisse: “Sono fondamentalmente un ottimista e non so se ciò dipenda dalla mia natura o dalla mia educazione. L’ottimismo è anche tenere la testa alta e continuare a camminare. In molti momenti cupi la mia fede nell’umanità è stata messa duramente alla prova, ma non volevo e non potevo cedere alla disperazione, perché quella strada mi avrebbe portato alla sconfitta e alla morte”.

Con questo atteggiamento Mandela, continuò a cercare di studiare, mantenendo sempre un atteggiamento disponibile. Tentarono di ucciderlo offrendogli la fuga, ma lui riuscì sempre a evitare le trappole. Per 27 anni rimase in prigione, ma la sua causa e le sue parole non erano state dimenticate. Nel 1990, su pressioni internazionali, e in seguito al mancato appoggio degli Stati Uniti al regime segregazionista, Mandela venne liberato. Nel 1991 venne è eletto presidente dell'ANC. Nel 1993, insieme al Presidente sudafricano Frederik Willem de Klerk venne insignito del premio Nobel per la pace. Nel '94, nel corso delle prime elezioni in cui potevano partecipare anche i neri, venne eletto presidente della Repubblica del Sudafrica e Capo del Governo. Restò in carica fino al 1998.

Il 2 maggio del 1994 quando vinse le elezioni, Mandela pronunciò parole emozionate che rimasero alla storia: “Questo è uno dei momenti più importanti della storia del nostro paese - disse - sono qui davanti a voi traboccante di gioia e di orgoglio. Sono il vostro servitore, è il momento di guarire le antiche ferite e di costruire un nuovo Sudafrica”. “Mai e poi mai – aggiunse – dovrà accadere che questa splendida terra conosca di nuovo l’oppressione dell’uomo sull’uomo…. Il sole non dovrà mai tramontare su questa gloriosa impresa dell’umanità: Che la libertà possa regnare in eterno. Dio benedica l’Africa!”.

Dopo aver abbandonato la carica di presidente nel 1999, il leader proseguì il suo impegno e la sua azione di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili e umani. Ricevette numerose onorificenze, tra cui l'Order of St. John dalla Regina Elisabetta II e la Presidential Medal of Freedom dallo statunitense George W. Bush. Nelson Mandela è una delle due persone di origini non indiane (l'altra è Madre Teresa) ad aver ottenuto il Bharat Ratna, il più alto riconoscimento civile indiano nel 1990. Nel 2001 fu insignito anche dell'Ordine del Canada, diventando il primo straniero a ricevere la cittadinanza onoraria canadese.

Nella sua breve vita politica Mandela subì altri attacchi. Dopo aver promulgato nel 1997 il "Medical Act", una legge che permetteva al Governo del Sud Africa di importare e produrre medicinali per la cura dell'Aids a prezzi sostenibili, 39 case farmaceutiche multinazionali intentarono un processo nei suoi confronti e lo trascinarono in tribunale. Grazie alle proteste internazionali, le multinazionali farmaceutiche decisero di desistere dal proseguire la battaglia legale.

La grande forza di Mandela è sempre stata quella di non accettare di combattere le battaglie su base esclusivamente politica, ma di spostarla sul piano morale. Alla fine della sua autobiografia ha scritto: “La libertà non è soltanto spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri”. La storia di questo inguaribile ottimista per la libertà è raccontata in maniera mirabile nel libro autobiografico “Lungo cammino verso la libertà”, pubblicato da Feltrinelli. Nel luglio di questo anno Nelson Mandela ha compiuto 95 anni.

Nelson Mandela visto da Pretoria


Nelson Mandela, sostenitore della fratellanza tra bianchi e neri (Prima parte)
L'autobiografia del leader sudafricano dovrebbe essere letta nelle scuole
Di Antonio Gaspari
ROMA, 14 Agosto 2013 (Zenit.org) - Il mondo tiene il fiato sospeso per la sua vita, ma qualsiasi cosa accada a Nelson Mandela, sarà ricordato come un uomo che ha segnato la storia del Sudafrica e del mondo. Si tratta infatti di uno dei più grandi combattenti per la libertà e la dignità di tutti gli uomini e di tutte le donne. Una persona che ha subito angherie, discriminazioni, umiliazioni, violenze, ingiustizie. Pur non avendo commesso nessun reato, a causa della sua opposizione al regime razzista conosciuto come “Apartheid” ha scontato 27 anni di prigione.
Grazie alla sua appartenenza, per via parentale, alla famiglia reale della tribù Thembu, Nelson Rolihlahla Mandela potè frequentare le scuole sudafricane per studenti neri conseguendo la laurea in giurisprudenza. Amante della libertà e sostenitore dei diritti dell’uomo non poteva accettare il regime segregazionista che dominava il Sudafrica, dove i ‘neri’  venivano vessati e discriminati anche nelle prigioni. Per questo motivo insieme a Oliver Tambo fondò uno studio legale per difendere i poveri, gli umili, i non scolarizzati.
Si iscrisse all’African National Congress, (ANC) e promosse per anni la non violenza, invitando gli indiani, i meticci e i bianchi a collaborare, e invitò il governo ad accettare negoziazioni al fine di riconoscere i diritti all’uguaglianza per realizzare insieme una grande nazione.
Il 26 giugno del 1955 scrisse e fece approvare dal Congresso del Popolo di Kliptown la “Carta delle Libertà”. Si legge nel testo: “Il Sudafrica appartiene a tutti coloro che ci vivono, bianchi e neri, e che nessun governo può a giusto titolo vantare alcuna autorità se questa non si basa sulla volontà di tutto il popolo"; "il nostro Paese non sarà mai prospero né libero finché tutta la nostra gente non vivrà nel segno della fratellanza, non godrà degli stessi diritti e di pari opportunità"; "soltanto uno Stato democratico, fondato sulla volontà dell’intera popolazione, può garantire a tutti il rispetto dei diritti di nascita senza alcuna distinzione di colore, razza, sesso o credo". 
La "Carta delle Libertà" prevede tutti i diritti civili, tra i quali “il diritto di voto e di candidarsi per entrare a far parte di tutti gli organi preposti a legiferare”, il diritto alla libertà di circolazione, il diritto all’uguaglianza dinanzi alla legge, con la detenzione che dovrà essere volta alla rieducazione, non mirare alla vendetta. Secondo il documento, inoltre, lo scopo dell’istruzione sarà quello di "insegnare ai giovani ad amare la propria gente e la propria cultura, ad onorare la fratellanza umana, la libertà e la pace". Per questo l’istruzione sarà "gratuita, obbligatoria, universale ed uguale per tutti i bambini", mentre l'istruzione superiore e la formazione tecnica saranno accessibili a tutti grazie a sussidi statali e borse di studio concesse sulla base del merito.
Grazie alla Carta, "abitazione e cibo verranno messe a disposizione di tutti", così che tutti beneficeranno di cure mediche e ricoveri ospedalieri gratuiti, con particolare riguardo per le mamme ed i bambini piccoli; i quartieri degradati verranno demoliti e nuovi quartieri di periferia saranno costruiti ove tutti possano usufruire di mezzi di trasporto, strade, illuminazione, campi da gioco, asili nido e centri sociali. Infine, verranno eliminate le aree recintate ed i ghetti, saranno abrogate le leggi che comportano la separazione delle famiglie e "vi saranno pace ed amicizia!".
Il testo si conclude con la dichiarazione: “Lotteremo per queste libertà, fianco a fianco, per tutta la vita finchè non avremo conquistato la libertà". Tuttavia i diversi governi guidati da formazioni politiche con forte predominanza dell’ideologia razzista non presero mai in considerazione le proposte di Mandela, al contrario praticarono la discriminazione razziale con violenza, favorendo scontri, divisioni, omicidi.
Mandela ad un certo punto pensò che si dovesse passare dalla non violenza ad azioni diverse per difendere il popolo e costringere il governo a negoziare. Pur essendo l’autore di un programma di resistenza che prevedeva anche l’uso delle armi, non ha mai compiuto però alcun tipo di azione violenta.
Il governo arrestò Mandela una prima volta nel 1952. Non aveva commesso nessun reato, solo opinioni contrarie al regime dell’apartheid, perciò venne assolto. Seguirono vessazioni, arresti e detenzioni, culminati nel Processo di Treason che si svolse nel 1958. Nonostante tutto sembrasse predisposto per condannare Mandela e l’ANC, il processo permise agli imputati di rispondere alle accuse. Così la Corte affermò che “l’accusa non era riuscita a dimostrare che l’ANC fosse un organizzazione comunista né che la Carta delle Libertà auspicasse uno stato comunista”. Di conseguenza il giudice dichiarò: "Gli imputati vengono giudicati non colpevoli”.
Mandela, allora, uscì in maniera clandestina dal Sudafrica per incontrare personalità e leader africani a cui chiese di sostenere la lotta di liberazione dall’apartheid. Tornò in Sudafrica e visse clandestinamente, finchè nel 1962 fu nuovamente arrestato per alto tradimento e condannato a cinque anni di carcere. Li scontò sapendo di non essere colpevole di alcun crimine: era divenuto un criminale per la legge, non per ciò che aveva fatto ma per quello in cui credeva. Mentre scontava la condanna, fu di nuovo accusato di sabotaggio al celebre processo di Rivonia.
In questo caso le accuse furono più consistenti, il pubblico ministero cercò di dimostrare che Mandela era un comunista sovversivo che si stava alleando con forze interne ed esterne al Sudafrica per rovesciare il governo e cacciare i bianchi. Se l’accusa fosse stata dimostrata, Mandela ed i suoi amici dell’ANC sarebbero stati condannati a morte.
Fu in questa occasione che Mandela diede il meglio di sè, dimostrando come l’obiettivo suo e dei suoi amici fosse quello di pacificare il paese cancellando la brutalità e la crudeltà del regime razzista per realizzare un Sudafrica in cui bianchi e neri potessero vivere e progredire insieme.

giovedì 6 giugno 2013

Caro Ignazio Marino ( candidato sindaco) ti stai incartando con le bugie....

Sapevo che il diavolo veste Prada ma a Roma veste delle bugie dell'abortista Ignazio Marino ...e chi lo vota sara' partecipe dei suoi delitti.

Il candidato sindaco del Pd - dopo aver 'rubacchiato' la foto con il Papa - esprime il suo concetto di cristianità: far vedere meglio la Via Crucis sui Fori Imperiali. Neanche una parola, invece, sulla difesa della famiglia naturale e della vita...Ignazio Marino cerca di recuperare negli ambienti cattolici, ma la toppa è peggiore del buco: stamane, ospite della trasmissione Rai ‘Unomattina’, ha dato questa incredibile versione della sua pseudo vicinanza ai valori cari a tantissimi romani:  "Io mi sono sentito davvero umiliato quando la sera della via Crucis di Papa Francesco sono andato in via dei Fori Imperiali. Si finiva in una sorta di imbuto dove c'era uno solo maxischermo e non si poteva vedere il Papa ed ascoltare la sua parola”.Capito? Per Marino “restituire a Roma – sono sempre sue parole, testuali - la dignità di essere il centro della cristianità” è una questione di… maxischermi....Dal medico Pd, abortista e a sostegno delle nozze gay, neanche una parola sui valori della famiglia e per la difesa della vita, tanto che nei giorni scorsi non si è neanche peritato di rispondere alle domande dell’associazionismo cattolico, rivolte tramite il quotidiano Avvenire....Si tratta dello stesso Marino che nelle settimane scorse aveva inseguito Papa Francesco per farsi una foto con il Papa, come gli scolaretti alle gite. Racconta una testimone oculare di quella vicenda al Giornale d’Italia: “Ho visto Marino che correva da una parte all’altra della piazza, in attesa del passaggio del Papa. Si è messo in un paio di posti, ma poi ha capito che il Papa avrebbe fatto un altro giro. Allora si è messo accanto ad alcuni portatori di handicap davanti alle transenne, passando anche davanti ad altre persone, quando i collaboratori gli hanno detto che il Papa magari lì si sarebbe fermato. Così è stato, ma Papa Francesco ha salutato i disabili, non certo lui. Che però era tutto intento a mettersi in posa per le foto, senza neanche guardare il Papa. Poi gli ha regalato un libro, preso in tutta fretta da uno zaino…”. Si tratta del ‘famoso’ libro, scritto a suo tempo con il cardinal Martini che ‘per caso’ Marino aveva già nello zaino, con tanto di dedica al Papa.
Giova ricordare che anche qui la gaffe dell’aspirante sindaco è stata di non poco conto, visto che Papa Bergoglio non ha mai amato gli scritti del cardinale gesuita, troppo ‘progressisti’.

mercoledì 29 maggio 2013

Politica della morte : l’aborto è a carico del Servizio sanitario nazionale, l’ecografia è a pagamento!


fattore famigliaIn Italia, in caso di separazione, gli alimenti corrisposti al coniuge sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi, ma non vi è alcuna detrazione se il denaro è trasferito all’interno della famiglia, per esempio per mantenere un figlio all’università. Quando si introduce una agevolazione fiscale (rottamazioni, ristrutturazioni…), essa viene riconosciuta senza limite di reddito; i sostegni alla maternità e le detrazioni per i figli a carico sono corrisposti invece in relazione al reddito. Chi fa sindacato gode di permessi e di distacchi; chi va a scuola per parlare con i docenti dei figli deve chiedere le ferie.
Il medico di base si sceglie liberamente, gli insegnanti per i figli no. Il professionista che assume la moglie nello studio non può dedurre dalla dichiarazione dei redditi il costo delle retribuzioni e dei contributi; se invece assume l’amante sì. È prevista l’obiezione di coscienza per la sperimentazione sugli animali, non per quella sugli embrioni. L’aborto è a carico del Servizio sanitario nazionale e si esegue il prima possibile, l’ecografia è a pagamento (quanto meno per il ticket) e ci si mette in lista d’attesa. L’elenco è lungo e, dopo la celebrazione della “giornata contro l’omofobia” – ennesima solfa di rivendicazioni gender –, è più che sufficiente per gridare contro le discriminazioni antifamiliari.
Ed è paradossale che si tenti di attribuire rilievo istituzionale, pubblicistico, alle unioni di fatto (in particolare omosessuali), mentre si procede nella de-istituzionalizzazione della famiglia; per esempio per mezzo del potere giudiziario, con interventi sempre più invasivi sui conflitti tra coniugi, tra genitori e figli e tra i figli stessi, nella prospettiva della prevalenza dell’interesse dei singoli su quello della famiglia. Di fronte alla “privatizzazione” della famiglia, parallela alla “pubblicizzazione” delle convivenze, urge un Family pride.


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domenica 26 maggio 2013

Che grande spunto di meditazione per tutti noi oggi ..


Che grande spunto di meditazione per tutti noi oggi ..e finalmente il Santo Padre che riprende questo argomento della missionarietà della chiesa che a volte tiene le porte chiuse per favorire gli egoismi di una siesta o di affari personali o per nascondere la paura della morte ..e la paura di amare l'altro!!!...ma leggiamo insieme:
Così papa Francesco ha concluso l’omelia della messa mattutina che si è tenuta nella cappella della Domus Sanctae Marthae in Vaticano.
Pensiamo oggi a Gesù, che sempre vuole che tutti ci avviciniamo a Lui; pensiamo al Santo Popolo di Dio, un popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Gesù; e pensiamo a tanti cristiani di buona volontà che sbagliano e che invece di aprire una porta la chiudono … E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte, per incontrare questo amore di Gesù. Chiediamo questa grazia”....Il Vescovo di Roma ha preso spunto dalla lettura del Vangelo del giorno in cui Gesù abbraccia, bacia, accarezza, i bambini che la gente gli portava. Si vede che i discepoli si preoccupano perché pensano che Gesù si stanchi troppo. E cercano di limitare l’entusiasmo della gente, impedendogli di arrivare al Signore. E il Cristo si irrita, e dice “Lasciate che vengano a me, non glielo impedite. A chi è come loro, infatti, appartiene il Regno di Dio”.
In questo senso papa Francesco ha sostenuto che “La fede del Popolo di Dio è una fede semplice, è una fede forse senza tanta teologia, ma con una teologia dentro che non sbaglia, perché c’è lo Spirito dietro” e per questo motivo, ha rilevato, “quanti si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte e non dei controllori della fede”......Il Pontefice ha citato la Costituzione Lumen Gentium per sottolineare che “il popolo santo di Dio … non può sbagliarsi nel credere, ed ha aggiunto: “Se tu vuoi sapere chi è Maria vai dal teologo e ti spiegherà bene chi è Maria. Ma se tu vuoi sapere come si ama Maria vai dal popolo di Dio che te lo insegnerà meglio”.....E’ vero, ha affermato il Pontefice che il popolo di Dio “sempre si avvicina per chiedere qualcosa a Gesù” e “alcune volte è un pò insistente in questo. Ma è l’insistenza di chi crede”.
Come riportato da Radio Vaticana e da L’Osservatore Romano, il Papa ha raccontato: “Ricordo una volta, uscendo nella città di Salta, la Festa patronale, c’era una signora umile che chiedeva a un prete la benedizione. Il sacerdote le diceva: ‘Bene, ma signora lei è stata alla Messa!’ e le ha spiegato tutta la teologia della benedizione nella Messa. Lo ha fatto bene ... ‘Ah, grazie padre; sì padre’, diceva la signora. Quando il prete se ne è andato, la signora si è rivolta ad un altro prete: ‘Mi dia la benedizione!’. E tutte queste parole non sono entrate, perché lei aveva un’altra necessità: la necessità di essere toccata dal Signore. Quella è la fede che troviamo sempre e questa fede la suscita lo Spirito Santo. Noi dobbiamo facilitarla, farla crescere, aiutarla a crescere”. 
Il Santo Padre, ha poi fatto riferimento al Vangelo, quando racconta del cieco di Gerico che venne rimproverato dai discepoli perchè gridava: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”:
“Il Vangelo dice che volevano che non gridasse, - ha aggiunto il Papa - volevano che non gridasse e lui gridava di più, perché? Perché aveva fede in Gesù! Lo Spirito Santo aveva messo la fede nel suo cuore. E loro dicevano: ‘No, non si può! Al Signore non si grida. Il protocollo non lo permette”.
A questo punto Papa Francesco ha fatto riferimento ai tempi moderni. “Pensiamo ai cristiani buoni, con buona volontà – ha detto - pensiamo al segretario della parrocchia… ‘Buonasera, buongiorno, noi due – fidanzato e fidanzata – vogliamo sposarci’. E invece di dire: ‘Ma che bello!’. Dicono: ‘Ah, benissimo, accomodatevi. Se voi volete la Messa, costa tanto…”.
“Così – ha aggiunto - invece di ricevere una accoglienza buona – E’ cosa buona sposarsi!’- ricevono questo: Avete il certificato di Battesimo, tutto a posto…. E trovano una porta chiusa”. Con un po’ di amarezza il Papa ha affermato: “Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente”. 
Ed ha spiegato che si tratta di una tentazione che c’è da sempre ed è quella “di impadronirci, di appropriarci un po’ del Signore”.
A questo proposito ha raccontato di una ragazza madre, che va in chiesa, in parrocchia e al segretario dice: “Voglio battezzare il bambino” e quello risponde: ‘No, tu non puoi perché non sei sposata!”. Così “questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa!”.
“Questo non è un buon zelo! – ha rilevato il Papa - Allontana dal Signore! Non apre le porte! E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alle persone, alla gente, al Popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette Sacramenti e noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pastorale!”.
“Gesù - ha concluso il Vescovo di Roma - si indigna quando vede queste cose, perché chi soffre per questo? Il suo popolo fedele, la gente che lui ama tanto”.

Don Gallo e il Vangelo che respira nelle strade

Molte volte , in passato, ho ricevuto l'invito a non leggere racconti o libri di Don Andrea detto il GALLO perchè troppo progressisti ..etc..etc..!
Ma da quando sono missionario per chiamata e volontà di Dio!...ho visto attuarsi questa parola più volte pronunciata da Don Andrea...<< il Vangelo respira nelle strade >>..oggi posso dire che è vero e ne sono testimone , quanta gente incontro ogni giorno sul mio cammino che cerca una parola che dia vita , che restituisca dignità o che semplicemente incoraggi ....! Sono certo che questa gente è messa sul mio cammino da Dio stesso ..perchè questa gente è il Suo popolo...popolo che ha necessità di farsi toccare da Cristo ...popolo che pieno di ferite ..grida Abbà Padre...Papà!...e in un grido d'aiuto non c'è colore di pelle, appartenenza religiosa, stato civile, condizione sociale, sessualità, etc... Davanti all'insistenza del cieco Cristo si è voltato e non è passato oltre!....perciò confermo che questa buona notizia (vangelo) che è arrivata fino a me oggi ha un potere inesauribile e contiene in sè questo Spirito che muove l'essere e lo cambia!

sabato 18 maggio 2013

Aneddoto di Santa Teresina - aiuta a non giudicare l'altro

Stamane nella casa Santa Marta , Papa Francesco ha raccontato un episodio della vita di Santa Teresina che si chiedeva perché Gesù dava tanto a uno e poco a un altro. La sorella più grande, allora, prese un ditale e un bicchiere e li riempì di acqua e poi chiese a Teresina quali dei due fosse più pieno.<< “Ma tutti e due sono pieni”>>, rispose la futura Santa. Gesù, ha detto il Papa, fa lo stesso con noi”, “non gli interessa se tu sei grande o sei piccolo”. Gli interessa “se tu sei pieno dell’amore di Gesù”. 
Aggiungo che questo racconto e' un enorme aiuto a chi fa della religione una legge , un moralismo ...è un aiuto a riflettere sulla misericordia di Dio ..e ...sulla nostra non misericordia!